FISICA E RADIONICA
L’universo visto come
“Rhysmonic Cosmology”,
ha come caratteristiche principali il
fatto che è limitato in una geometria euclidea sferica, ed
il suo bordo esterno risulta essere un riflettore perfetto
di energia, dentro il quale la materia si forma soltanto
nella parte centrale più densa. In “Rhysmonic Cosmology”, la
massa, l'inerzia e l'energia sono trattate come nella fisica
meccanica classica, e la massa si presenta solo quando le
particelle “rhysmonic” risentono del cambiamento della
densità della struttura rhysmonic; la quale in certe
condizioni auto-produce una perturbazione d’onda con una
componente torsionale in un mare calmo di “rhysmons”. (vedi
spin e galassie a spirale).
Secondo la teoria Rhysmonic, in una zona "densa"
dell'universo, quale può essere il nucleo di una particella,
un certo numero di rhysmons sono lì dentro compressi; questo
sta a significare che ogni particella ha una sua
anti-particella di correlazione, o meglio una zona
corrispondente di bassa densità. Inoltre una particella
possiede un eccesso di vettori diretti verso l’esterno di
energia, ed invece una anti-particella ha un eccesso di
vettori diretti verso l'interno di energia; tali vettori
rappresentano per la fisica classica l’essenza solitamente
denominata come carica elettrica.
La forza di gravità, in Rhysmonic, non è da vedere come una
forza di attrazione fra oggetti dotati di massa; ma
piuttosto va vista come vettori di energia che interagiscono
e collegano tra di loro in tempo reale, tutti gli oggetti
dotati di massa presenti in questo universo. Da questo
concetto possiamo dedurre che una eventuale tecnologia di
comunicazione basata su onde gravitazionali (avendo questi
segnali una velocità di propagazione istantanea),
presenterebbe enormi vantaggi rispetto ai nostri attuali
sistemi di comunicazione funzionanti ad onde
elettromagnetiche, che viaggiano alla velocità elevatissima,
ma pur sempre limitata della luce.
Tabella di alcune risonanze “Rhysmonic” naturali, riferite
alla frequenza base: 1,85 Hz
1,855 x 1, 3,71 x 2, 5,565 x 3, 7,42 x 4, 9,275 x 5, 11,13 x
6, 12,985 x 7, 14,84 x 8, 16,695 x 9, 18,55 x 10, 20,405 x
11, 22,26 x 12, 24,115 x 13, 25,97 x 14, 27,825 x 15, 29,68
x 16, 31,535 x 17, 33,39 x 18, 35,245 x 19, 37,1 x 20,
38,955 x 21, 40,81 x 22, 42,665 x 23, 44,52 x 24, 46,375 x
25, 48,23 x 26, 50,85 x 27, 51,94 x 28, 53,795 x 29, 55,65 x
30, 57,505 x 31, 59,36 x 32, 61,215 x 33, 63,07 x 34, 64,925
x 35, 66,78 x 36, 68,635 x 37, 70,49 x 38, 72,345 x 39, 74,2
x 40, 76,55 x 41, 77,91 x 42, 79,55 x 43, 81,62 x 44, 83,475
x 45, 85,33 x 46, 87,185 x 47, 89,04 x 48, 90,895 x 49,
92,75 x 50…..
sino a 1,855 x 1043 Hz
Nel 1982 Alain
Aspect con la collaborazione di due ricercatori, J.
Dalibard e G. Roger, dell’Istituto di Ottica
dell’Università di Parigi, raccolse la sfida per una
rigorosa verifica delle ipotesi "non localistiche" della
teoria quantistica.
Voleva, cioè, verificare l'esistenza del cosiddetto
Entanglement quantistico (o Correlazione quantistica).
Egli realizzò una serie di apparecchiature
sofisticatissime nel campo dell’ottica-fisica, le quali
permisero di risolvere il contenzioso che ormai da mezzo
secolo opponeva i fisici che si riconoscevano nelle
posizioni "classiche" (Einstein, ecc.), con i fisici
quantistici della scuola di Copenaghen.
Tratto:
http://blog.libero.it/lostagista/12735861.html
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Ancora un altro aspetto scientifico, interessante per Noi da
osservare, questa volta rivolto al campo della salute degli
esseri viventi: è la “Radionica”, la quale si basa sul fatto
che Tutta la natura è immersa in un grande campo di
vibrazioni energetiche; onde per cui essendo Noi Tutti
interconnessi l’uno all'altro, si è resa possibile la
realizzazione di un metodo di diagnosi e terapia a distanza
di disturbi e/o malattie del nostro albero della vita,
basandosi sull’esame delle frequenze energetiche
appartenenti ad un semplice "testimone" del nostro essere,
tipo: un capello, un frammento di unghia, una goccia di
sangue ecc. ecc. I principi della “Radionica” furono
scoperti dal medico americano Albert Abrams, nato a S.
Francisco nel 1863, si laureò giovanissimo, con lode e
medaglia d'oro all'Università di Heidelberg, in Germania.
Tornato in America, divenne in breve tempo un rinomato
specialista nel campo neurologico, direttore di Clinica
Medica all’Università di Leland Stanford e autore di almeno
una dozzina di libri scientifici. Una scoperta casuale
durante la visita di un paziente affetto da cancro, lo portò
ad esplorare nuove e affascinanti ipotesi assai lontane dai
rigidi confini segnati dalla medicina e dal pensiero
scientifico dei suoi, e purtroppo ancora nostri tempi. Tale
scoperta lo portò a postulare che tutta la materia emette
radiazioni rilevabili mediante un semplice apparecchio
elettronico. Stabilì poi che ogni organo dei sistemi viventi
in buona salute possedeva una sua specifica frequenza, che
risultava alterata in caso di malattia. Ideò così un metodo
diagnostico completamente nuovo, identificando le frequenze
delle differenti malattie e progettò anche gli strumenti
idonei per curarle. Ottenne risultati spettacolari, sembrava
che si fosse alle soglie di una nuova era per la medicina,
ma non fu così: le scoperte del Dottor Abrams furono
osteggiate in tutti i modi dai rappresentanti della scienza
ufficiale, che lo espulsero dall'Ordine e coprirono di
ridicolo le sue ricerche. Alla sua morte, il suo lavoro
venne portato avanti dalla Chiropratica Americana Ruth Drown,
la quale anche Lei venne perseguitata, imprigionata sotto
l'accusa di truffa ed esercizio abusivo della medicina; i
suoi strumenti furono sequestrati e distrutti, morì pochi
anni dopo in seguito ad un attacco cardiaco. Ma ormai il
messaggio era stato lanciato, e molti ricercatori in diverse
parti del mondo, cominciarono ad indagare sull'affascinante
campo della nascente “Radionica”. Uomini come Curtis Upton,
Howard Armstrong e William Knuth sperimentarono la
“Radionica” anche per diagnosticare e curare le malattie
nell’agricoltura; Thomas Galen Hieronymus brevettò un nuovo
"rilevatore di emanazioni"; e Malcom Rae fu il primo ad
introdurre concetti matematici nella “Radionica”. Tra i
pionieri di questo particolare campo della scienza, merita
una menzione particolare anche l'Inglese George de la Warr,
fondatore con la moglie dei “Delawarr Laboratories di
Oxford”, la cui mente fertile e geniale perfezionò ed
elaborò diversi nuovi strumenti.per diagnosi e terapia. A
supporto della tecnica “Radionica”, nel 1930 il Professore
Americano Saxton Burr propose quella che è conosciuta come
la teoria elettrodinamica della vita, la quale tende a
dimostrare tra le altre cose, che l’operatore radionico può
operare anche a distanza proprio attraverso questo comune
campo energetico.
Un buon aiuto per capire le tesi sopra citate; ci arriverà
anche dalla osservazione ed esame della scienza che studia
il “Caos”.Sino al 1980 circa, la Scienza era convinta che un
sistema semplice si comportasse in modo semplice, e che
quindi la previsione del suo comportamento fosse alquanto
semplice; e che invece un sistema complesso si comportasse
in un modo complesso e che quindi la previsione sul suo
comportamento fosse alquanto complessa. Oggi tutto questo è
cambiato, in questi ultimi venti anni matematici, fisici,
biologi, chimici, astronomi ecc. stanno sempre di più
prendendo consapevolezza che sistemi semplici danno origine
a comportamenti complessi; e fatto ancora più importante, è
che le Leggi della complessità hanno una validità
universale, sulla quale non incidono minimamente la
struttura degli Atomi che compongono un sistema qualsiasi.
Le varie Scienze che studiavano e cercavano di ingabbiare in
regole matematiche i comportamenti e quindi le predizioni
dei vari sistemi, usavano definire come “fluttuazioni” del
sistema le variabili che sempre si presentavano ai loro
vecchi schemi di lavoro; era chiaramente un modo spicciolo
per dare un termine ed una spiegazione a dei fenomeni che in
realtà rappresentavano la vera parte importante di come si
regola il sistema del Tutto.Solo ultimamente le varie
discipline scientifiche hanno imparato a lavorare insieme su
questo importante aspetto comportamentale dell’Universo;
scoprendo che in realtà ogni sistema ordinato tende al Caos,
e ogni sistema caotico ha un suo ordine intrinseco delle
cose; tale riflessione ci porta a pensare che quando
ragioniamo entro una dimensione univoca lineare del tempo,
inteso come misura della durata dei fenomeni osservati da un
osservatore esterno, tutto l’ universo appare essere
caotico, in quanto che organizzato come un sistema disperso
in un mare di entità materiali differenti, tenute assieme
dal sistema gravitazionale; il quale oltretutto risulta
ancora mancante di una "massa oscura" invisibile.Se invece
aggiungiamo come variabile cognitiva, “il sistema di
informazione interattiva”, l’ Universo ci appare come un
sistema perfettamente ordinato nelle sue componenti di
materia, energia ed informazione. Verrebbe allora da pensare
e quindi dedurre, che all’interno di questo immenso e
bellissimo gioco di vibrazioni armoniche che è l’universo a
noi conosciuto e sconosciuto: l’evoluzione è Caos più
retroazione, e l’Universo è caos più dissipazione; ed ancora
che il Caos ha una freccia che lo porta a produrre
complessità di una bellezza ed un’armonia stupefacenti; e
quindi giungere a definire che la dissipazione dell’Energia
o Entropia, nella realtà è un agente di un ordine, che non
può matematicamente arrivare solo dalla legge del “caso”,
come tenta di definire il grande biologo Monod nel suo
celebre libro “ Il caso e la necessità”.Il calcolo delle
probabilità matematiche a suffragio della tesi che
l’universo sia stato generato dal caso è praticamente nulla;
tale calcolo invece depone decisamente a favore di un
universo governato da un perfetto progetto e quindi ordine
intrinseco e profondo di grado infinitamente elevato , che è
quello che ha definito sin dai primi micro secondi di vita
le costanti cosmologiche che regolano da sempre l’evoluzione
dell’universo, tipo la costante gravitazionale, la velocità
della luce, lo zero assoluto, la costante di Planck ecc. Se
una sola di dette costanti fosse stata modificata anche di
pochissimo, l’universo non avrebbe potuto esistere; invece
la scienza moderna ci insegna che a 10-35 secondi dopo il
“Big Bang” l’universo aveva già trovato il suo equilibrio
intrinseco, che poi nella sua espansione ha permesso sempre
con precisione infinitesimale alla nascita della vita che
noi conosciamo. Caso mai…….., invece il “caso”, insieme alle
costanti cosmologiche può essere complice della nascita ed
evoluzione della vita, come noi la conosciamo.
La scienza per meglio addentrarsi in questi enormi meandri,
lasciandosi aiutare anche alla filosofia, dovrebbe indagare
più a fondo sui perché, e sulle cause che hanno generato gli
effetti nei quali: come insegna la fisica quantistica,
“probabilmente” siamo tutti immersi.
Dal giorno in cui noi nasciamo ci insegnano che dobbiamo
avere un senso comune nel percepire le cose del mondo in cui
siamo immersi; nella realtà ciò che vediamo, udiamo,
tocchiamo, gustiamo ecc. non sono niente altro che dei
segnali elettrici trasdotti che arrivano al nostro cervello
dai nostri sensori. Ancora una volta la realtà oggettiva ci
sfugge, e torniamo al concetto che ci dice che
“probabilmente” noi siamo immersi in campi energetici
composti da onde di tutti i tipi, le quali interagendo tra
di loro a vari livelli, ci portano la “sensazione” di massa,
informazione e coscienza. Potremo anche tentare di asserire
che noi non siamo altro che dei “lampi eterni” di energia
che vanno ad alimentare “il paradosso dell’eterna ghirlanda
brillante” enunciata da : Godel, Escher e Bach, il quale
nella sua “Fuga” dopo aver cambiato 6 tonalità, torna al
punto di partenza un’ottava sopra, senza che l’ascoltatore
abbia potuto avvertire il cambio di tonalità.
In tutta questa avvincente passeggiata fatta sino a qui
insieme nei meandri del creato, troppo poco ci siamo
occupati a capire quello che noi usiamo a chiamare con il
termine di “tempo”; per la nostra realtà nulla ci è di più
misterioso e sfuggente del tempo; esso ci appare come la
forza più grande ed inarrestabile dell'universo, che ci
accompagna inesorabilmente dalla culla alla tomba. Per
Sant'Agostino il problema “tempo” era già chiaro: «Se
nessuno me lo chiede, so cos'è il tempo, ma se mi si chiede
di spiegarlo, non so cosa dire». Tutti lo associano ai
fenomeni di cambiamento e/o evoluzione, ma sotto c'è forse
dell'altro, che nella nostra fretta di vivere ci sfugge!!!!!
Le domande non mancano. Il tempo si muove in una sola
direzione, dando vita a un presente in costante cambiamento?
Il passato esiste ancora? e se si, dov'è finito? Il futuro è
già determinato, e ci aspetta, anche se non lo conosciamo?
Cercheremo insieme di capire qualcosa di più, anche se la
questione più grossa rimane sempre quella che già turbava
Sant'Agostino: cos'è il tempo?????
Può sembrare strano, ma la fisica ha sempre cercato di
evitare questa domanda, lasciando piuttosto l’arduo compito
ai filosofi. Il motivo è probabilmente dato dalla
schiacciante autorevolezza di Newton e Einstein per il modo
con cui hanno plasmato lo spazio, il tempo ed il moto.
Entrambi hanno costruito modelli dell'universo di
straordinaria chiarezza, ma poi, una volta fatta la
struttura, non si sono preoccupati eccessivamente delle
fondamenta. E questo lascia spazio a potenziali confusioni.
Senza alcun dubbio, le loro teorie sono piene di grandi
verità, ma tutt'e due danno il tempo come qualcosa di
scontato: è un mattone al pari dello spazio, un elemento
primario. Einstein lo ha addirittura fuso con lo spazio per
creare uno “spazio-tempo” a quattro dimensioni; infatti una
delle grandi rivoluzioni della fisica moderna:“la
relatività” è completamente imperniata sul “Tempo”. Nella
“relatività” Einstein aveva eliminato il concetto più
Newtoniano di spazio e tempo assoluti, infatti gran parte
della difficoltà nostra a comprendere la teoria della
“relatività”, proviene dalla riluttanza umana a riconoscere
che il senso del tempo, come ad esempio quello del colore, è
solo una nostra forma di percepire alcune cose che ci
succedono attorno. Come non esiste in realtà ciò che noi
definiamo “colore” senza il nostro occhio per recepirlo,
così un istante, un’ora un giorno, sono indistinguibili
senza gli avvenimenti che li caratterizzano; e quindi come
lo spazio possiamo identificarlo come un possibile ordine di
oggetti materiali, così il tempo è identificabile come un
possibile ordine di avvenimenti. Eistein spiegava la
soggettività del tempo con queste parole: “le esperienze di
un individuo ci appaiono ordinate in una serie di singoli
avvenimenti, che Noi ricordiamo apparire ordinati secondo il
criterio di anteriore e posteriore. Esiste quindi per
l’individuo un tempo suo proprio soggettivo che in se stesso
non è misurabile. Noi possiamo associare numeri ed eventi in
modo tale che un numero maggiore sia associato ad un
avvenimento posteriore, piuttosto che anteriore, e questa
continuità possiamo quantificarla per mezzo di un orologio,
che è uno strumento nostro utilizzato per contare lo
scorrere di una serie di avvenimenti”.
Sin dai tempi più antichi due concezioni diverse del “tempo”
si sono scontrate, per esempio tra i Filosofi Greci,
Eraclito sosteneva la necessità dell’eterno scorrere di
tutto, e Parmenide sosteneva invece che il tempo ed il moto
non esistessero; ben pochi pensatori nelle epoche successive
presero sul serio le idee di Parmenide; per trovarne uno
bisogna arrivare sino ai tempi nostri, l’Inglese Julian
Barbour teorico di astrofisica e del tempo, il quale
sostiene nella Sua tesi, che l’eterno fluire di Eraclito non
è che una Nostra radicata illusione. La sua teoria è che
l’universo “quantico” sia statico, esistente come una serie
di stati indipendenti dal tempo, governati solo dalla loro
probabilità di esistere. Dice Barbour: “la nostra nozione di
tempo deriva dall’osservazione di questi stati, il tempo è
una nostra pura illusione, in quanto che i fenomeni dai
quali deduciamo la sua esistenza sono reali, ma Noi li
interpretiamo in modo sbagliato per il motivo che le radici
del Nostro sapere affondano essenzialmente ad oggi in due
teorie di fisica definite come: meccanica classica, e
meccanica quantistica, che danno una visione non olistica
del Tutto, e quindi a volte possono anche risultare
fuorvianti”. Comunque la teoria più vicina al concetto del
tempo di Barbour sicuramente è la meccanica quantistica, in
quanto che essa presume che non ci sia una singola
successione di stati, ma ogni possibile successione di
stati, e che quindi tutti i possibili avvenimenti siano
presenti nello stesso tempo, siamo Noi con la nostra mente
che decidiamo che stato seguire e/o vivere; mentre per la
meccanica classica il tempo è qualcosa come un invisibile
filo sul quale vengono appesi in successione gli
avvenimenti.
Molti affermano che la teoria dei quanti, che attribuisce
alla mente un ruolo così importante, può costituire la
chiave per capire più a fondo la questione del libero
arbitrio. In effetti il fattore quantico ha spazzato via la
vecchia concezione deterministica dell'Universo, secondo cui
tutto ciò che facciamo è stato prestabilito dai meccanismi
universali prima ancora della nostra nascita.
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