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CRONO1 LA CRONOVISIONE "La Domenica del Corriere" del 2 maggio 1972 pubblicava un articolo dal titolo "La macchina del tempo", nel quale si asseriva che era stato inventato un congegno col quale era possibile vedere le immagini e sentire i suoni del passato non fissati con i consueti mezzi di comunicazione. per avvalorare tale tesi veniva pubblicata una immagine del volto di cristo che si asseriva essere stata captata dal congegno in parola, quale era in realtà al momento della morte di Gesù Cristo, circa duemila anni fa. Mentre l'autenticità, o meglio sarebbe dire l'età della sacra Sindone di Torino, non si è ancora potuta accertare, l'ingenua trovata del volto di Cristo presunta come captata dalla cosiddetta "macchina del tempo" è stato facile smentirla: si trattava semplicemente della riproduzione stampata con negativo rovesciato del volto di un Crocifisso conservato nel santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza in provincia di Perugia. Indipendentemente da tale trovata interessava conoscere cosa ci fosse di vero nei presunti studi sulla macchina del tempo e, siccome da alcuni decenni Don Luigi Borello si dedicava allo studio dello stesso argomento, si premurò di incontrare il sedicente "inventore", il benedettino padre Pellegrino Ernetti, docente di musica prepolifonica all'Accademia Santa Cecilia di Roma e, subito poté accertare che non c'era nulla ne di preciso ne di vero, ma soltanto vaghe supposizioni, le stesse che già erano apparse in Germania nel 1937, onestamente presentate allora come vaghe probabilità. Da quel momento l'argomento che dovrebbe essere di stretto dominio scientifico, dato che i fisici non lo presero in considerazione, se lo appropriarono le pubblicazioni di genere parapsicologico. Nel 1974 apparvero su diverse riviste anche di tipo parapsicologico degli articoli nei quali veniva precisato che di "paranormale" nello studio della "cronovisione" non c'entra proprio nulla, a meno che si volesse fare riferimento al fatto "psicometrico", quale però è caratterizzato da una casistica casuale e suppone stati di semitrance o, comunque, uso di particolari facoltà paranormali delle quali alcuni individui possono essere dotati.
LA STORIA In un servizio su "gli Arcani" del giugno 1974 dal titolo LA MATERIA RACCONTA e riferendosi ai lavori di Don Borello si diceva: 35 anni di studio per captare suoni e immagini del passato - Lo spazio è un pieno continuo nel quale non è possibile che esista il vuoto - Ogni volta che i suoni o le immagini di un avvenimento colpiscono la materia, vengono in parte trasformati in energia statica che può, in determinate condizioni, essere di nuovo suscitata - Una nuova forma di energia, finora sconosciuta. Il principio è semplice. Non solo gli animali hanno una memoria. Traccia di un segnale luminoso o di un suono - secondo molti ricercatori - resterebbe impressa anche nella materia inanimata. Un sasso ricorda, pur non avendo organi per "comunicare". Luigi Borello (professore di fisica e membro della "Accademia Tiberina" di Roma), in realtà è anche e soprattutto Don Luigi, cioè un sacerdote che per trent'anni ha diviso la passione per la fisica con l'impegno pastorale. Adesso continua ad inseguire un sogno segreto: la cronovisione, che significa poter ascoltare e vedere (con strumenti adatti) ciò che hanno memorizzato, proprio come i neuroni del nostro cervello, le particelle della materia inanimata. Don Borello spiega in un suo saggio scientifico dettagliatamente i principi fisici che sarebbero alla base della "cronovisione". Il concetto di base, comunque, è che il meccanismo della "memoria", da un punto di vista subatomico, è identico sia per gli animali sia per le cose. Uno stimolo (termico, luminoso o acustico) colpisce allo stesso modo gli organi di senso e la superficie di una pietra. Il problema stà nel riuscire a decifrare i messaggi custoditi in una struttura che non ha una bocca o degli occhi. La "cronovisione", ovvero la radio del futuro? per ora si può solo immaginare quante cose questo nuovo metodo d'indagine potrebbe far scoprire, e c'è di che rabbrividire.
BORELLO, PRETE E SCIENZIATO Il sacerdote langarolo ha teorizzato la possibilità di leggere i "ricordi" della materia inanimata Ha suscitato vasto rimpianto in Diocesi e nel mondo accademico-scientifico la repentina scomparsa (22 febbraio) di don Luigi Borello, deceduto a Varazze, nel suo attrezzato laboratorio scientifico, presso la colonia elioterapica diocesana, che egli dirigeva dal 1964. La sua pastorale educativa era apprezzata in Liguria, come la ricerca scientifica che l’appassionava nell’inseguire una «nuova fisica del futuro, in cui i fenomeni biologici risulteranno una parte essenziale della base concettuale che avrà portato alla nuova sintesi e io penso si possa tranquillamente prevedere che la parte fisica della nuova scienza unificata presenterà molte modificazioni per l’inclusione di fenomeni che oggi consideriamo appartenere al mondo della vita». Borello perseguiva - come già un illustre maestro del clero, il ven. can. Francesco Chiesa - l’unificazione di tutte le scienze, non già nella teologia, ma nel suo ambito sperimentale, quello fisico, che è lettura puntuale del mondo visibile. Nato a Pezzolo Valle Uzzone il giorno di Natale del 1924 e ordinato sacerdote il 27.7.1950, era cresciuto ed era stato educato nello studentato albese della Società San Paolo, ove la congeniale propensione alle discipline scientifiche aveva trovato un eccellente maestro nel professore di fisica, chimica e matematica don Enzo Manfredi (1916-1977). Questi era un genio eclettico che volava alto sull’orizzonte scientifico. Aveva attrezzato un buon gabinetto-laboratorio in cui trascinava i suoi allievi nel gorgo della ricerca e sperimentazione fisica. Fin dagli anni giovanili la scienza non aveva avuto segreti per lui. Le sue intuizioni nel campo della fisica elettronica lo portarono a inventare un tubo catodico e a formulare ipotesi di telegrafia e telefonia multipla che lo piazzano fra gli antesignani della televisione. Lo studente Borello fu certo il più dotato fra gli allievi del maestro e ne ereditò - insieme al gabinetto sperimentale - la passione geniale per la ricerca e la realizzazione scientifica, cui dedicò - a sua confessione - ben 35 anni di vita. Quando nel 1964 egli abbandonò il gabinetto scientifico di "San Paolo" (in gran parte creato da lui) per la riviera ligure, si era portato dietro soltanto un vecchio oscilloscopio a raggi catodici, il prototipo sul quale aveva iniziato i primi esperimenti sulle rimanenze delle luci e dei suoni sulla materia e una montagna di appunti. Questi finirono in un articolo pubblicato su “La Domenica del Corriere“ del 2 maggio 1972, dal titolo: ”La macchina del tempo”, nel quale si asseriva che era stato inventato un congegno con il quale era possibile vedere le immagini e sentire i suoni del passato non fissati con i consueti mezzi di registrazione, ma di un nuovo strumento che era allo studio. L’inventore di questo strumento, in grado di captare suoni e immagini del passato, sarà rivelato il 6 luglio 1988 sul “Secolo XIX” di Genova in un’intervista concessa da Borello al dottor Tempera, in cui si parla di un «prete di Varazze che studia la "cronovisione" e afferma che la materia inanimata ha una memoria, la quale è stata captata in quell’anno stesso dal ricercatore francese Jacques Beneviste, come rivela la rivista inglese “Nature”». Ma l’intervistato (ossia Borello stesso) - complimentandosi con il collega francese - afferma che egli l’ha preceduto nell’intuizione e nella sperimentazione, sostenendo: «Lo spazio è un pieno continuo nel quale non è possibile esista il vuoto. Ogni volta che i suoni o le immagini di un avvenimento colpiscono la materia vengono in parte trasformati in energia statica che può in determinate condizioni essere di nuovo suscitata; una forma di energia finora sconosciuta». La scienza capace di leggere la materia è la "cronovisione" e lo strumento di lettura, descritto da Borello, è da lui chiamato "cronovisore". Questa indagine scientifica, dice il nostro inventore «propone qualcosa di veramente nuovo». Borello si scopre in compagnia di altri illustri maestri che lo precedono sia «nel campo dell’intelligenza artificiale, prospettando addirittura un computer biologico, sia nelle recenti acquisizioni sulle "reti neurali", siano esse naturali o artificiali». Tra gli illustri maestri Borello riconosce Einstein (teoria della relatività), Schrödinger, Bohr, Wiener e l’italiano Cesare Colangeli che, con la teoria neutrinica, riuscì a fare questa unificazione realizzando il sogno di Einstein, ossia che le leggi del "campo" siano valide sia per la radiazione che per la materia, dando ragione di ambedue con un’unica formula, la quale varia soltanto per un coefficiente numerico diverso tra radiazione e materia. La teoria neutrinica studia e interpreta i fenomeni naturali partendo dai concetti di "campo" e di "spazio". Quali sono i criteri fisici che distinguono la materia dal campo? La materia rappresenta grandi riserve di energia e l’energia rappresenta la materia. Di conseguenza non si può procedere a una distinzione qualitativa fra materia e campo; si ha materia ove la concentrazione dell’energia è grande; si ha campo ove la concentrazione dell’energia è debole. Ma nella nostra nuova fisica non c’è più posto per il binomio campo e materia. Non c’è che una sola realtà: il campo. Per questa ragione, afferma Borello, «il nostro problema finale sembra dover consistere nella modificazione delle leggi del campo in guisa tale che non cessino di essere valide nelle regioni di grandissima concentrazione dell’energia». Cesare Colangeli riuscì a fare questa unificazione, ottenendo che le leggi del campo siano valide sia per la radiazione, sia per la materia. Nella teoria neutrinica le particelle di materia sono la chiave dell’universo, con le due cariche elettriche eteronime che, convenzionalmente, vengono chiamate positiva e negativa, si attraggono quando sono opposte, si respingono quando sono uguali, cessano da ogni interazione quando si immedesimano. L’attrazione e la neutralizzazione è l’unica tendenza che esista nell’universo. Non può esistere il vuoto. Nella posizione di "reciproca soddisfazione" delle cariche elettriche, detta anche "spazio in quiete", si crea il neutrino e la teoria da cui prende il nome. Tutto quello che esiste, tutto quello che possiamo rilevare direttamente o indirettamente, tutto quello che avviene, ossia tutta la dinamica dell’universo, dipende da questo unico principio e da questa unica tendenza. Lo si prova algebricamente. La teoria neutrinica, dopo aver definito lo spazio (o campo magnetico), ci dà modo di capire che cosa sono le onde elettromagnetiche che, interagendo tra loro, si traducono in una polarizzazione, la quale avanza da un neutrino all’altro e costituisce la traccia mnestica (neutrini che permangono sotto forma di polarizzazioni statiche), la quale si fissa nella materia inerte e nel sistema nervoso centrale dell’individuo tramite la traduzione operata dagli organi di senso, perché hanno la stessa base. È stato accertato che, inibendo la normale percezione degli organi di senso, le terminazioni della rete neurale che si dipartono dagli organi verso il cervello, diventano sensibili alle registrazioni magnetriniche che si sono formate nella materia. Lo studioso, nella sua ricerca, elenca constatazioni che sono comuni sia alle tracce mnestiche che si fissano nel cervello animale, sia a quelle che si fissano nella materia inerte e quindi riguardano la realizzazione cronovisiva. «Vedremo il Cristo dalla nascita alla morte» Per definizione «la cronovisione è il nuovo mezzo tecnico con il quale è possibile, operando su qualsiasi agglomerato di materia inerte che sia stato impressionato da immagini o da suoni, rivedere dette immagini e risentire tali suoni che in passato hanno lasciato tracce nell’impatto con la materia». Tale ipotesi era già stata ventilata dal benedettino Pellegrino Ernetti, il quale, in una intervista che fece notizia (“La Domenica del Corriere” del 2 maggio 1972) diede come fatta la "macchina del tempo", peraltro mai realizzata, perché si basava su presunti princìpi inadeguati, e fu anche proposta da Edoardo Rhein nel libro “Il miracolo delle onde”, edito in Italia da Hoepli nel 1937. Il termine cronovisione «è stato coniato dallo scrivente (don Borello) e il suo significato illustrato in diversi miei articoli nel 1972-74, i quali rivelano i princìpi su cui si basa un’ipotesi di lavoro completamente diversa». La cronovisione, appena avrà raggiunto un certo grado di sviluppo, «diventerà un fatto non solo scientifico e tecnico, ma culturale, sociale e religioso, che rivoluzionerà tante conoscenze». In campo religioso, ad esempio, ognuno con la cronovisione avrà la possibilità di vedere il Cristo dalla nascita alla morte, vedere come agiva, ascoltare quello che ha detto con la mentalità critica che abbiamo oggi e di poter giudicare se veramente egli era l’inviato di Dio, il Figlio di Dio, Dio egli stesso (per precauzione, essendo egli sacerdote, don Borello si premurò di far conoscere ai dicasteri competenti del Vaticano le virtualità conoscitive del nuovo mezzo elettronico, senza ricevere un divieto a desistere di sorta). Peraltro, egli avverte il lettore (nel testo base “Come le pietre raccontano”, pag. 84) che «per le acquisizioni alle quali siamo arrivati, essendo consci di tutte le conseguenze che il nuovo mezzo può comportare (per la “privacy” d’ognuno), ritardiamo, per ora, qualsiasi accordo con le case costruttrici di apparecchiature elettroniche, le quali potrebbero senza grandi difficoltà iniziarne la produzione e la diffusione indiscriminata, senza tener conto delle violazioni che ne potrebbero derivare di segreti anche molto delicati che ognuno desidera conservare». Cronovisione, trent’anni di studio Con la definizione del processo cronovisivo per ora siamo arrivati a rilevare soltanto tracce di suoni e delle immagini del passato registrati nella materia e quindi un cronovisore, ossia un apparecchio tipo televisore, che sia alla portata di tutti, non esiste ancora. Tuttavia, con le indicazioni tecniche che vengo esponendo e le nozioni di teoria neutrinica che sommariamente conosciamo, non è escluso che un esperto di tecnica elettronica possa realizzarlo in forma pratica a breve scadenza». Se comprensibili riserve di brevetto sconsigliano all’autore la descrizione dell’apparecchio, s’intuisce che si tratta di una specie di "sonda" che preleva le tracce mnestiche registrate nella materia e si opera in due tempi, mediante l’apprendimento e il riconoscimento. Si tratta di operazioni note agli esperti elettronici che, sull’onda delle sperimentazioni avanzate, si aprono alla "fisica del futuro". Chissà con che occhi il nostro caro e insonne don Luigi guarderà dall’al di là nella luce in cui "l’uom s’eterna" questo spiraglio che egli s’è affaticato, in trent’anni di studio, ad aprire nel mondo della conoscenza fisica! Padre Pellegrino Ernetti Una macchina in grado di osservare gli eventi del passato che appaiono in forma olografica in un piccolo spazio cubico. Questa la scoperta attribuita al monaco benedettino Padre Pellegrino Ernetti insieme a 12 scienziati, fra cui Enrico Fermi e Padre Agostino Gemelli fondatore dell'Università cattolica di Milano, nei primi anni '50 del secolo scorso. Una notizia che era entrata nell'oblio se non fosse per un libro di Peter Krassa nel marzo del 2000 e di Padre Francois Brune nel febbraio di quest'anno che accendono i riflettori su una vicenda ancora avvolta nel mistero e che coinvolgerebbe anche il Vaticano. Una recensione "sui generis" del libro in francese "Il nuovo mistero del vaticano" di Padre Francois Brune , un teologo molto conosciuto in Francia, edito dalla Albin Michel di Parigi che ce lo ha inviato alla fine di agosto. Anno 2002, verso la fine del mese di Luglio. Ricevo una telefonata da un amico del Veneto. Conoscendo i miei interessi di ricercatore, l’amico mi comunica che rimbalzano sui giornali veneti notizie di un libro su Padre Pellegrino Ernetti, scritto da Padre Francois Brune, edito dalla Albin Michel di Parigi dal titolo stimolante: "Le Nouveau mystere du Vatican". Già, Padre Ernetti. Intorno al 1997, con altri ricercatori, stavo raccogliendo informazioni su persone dotate della capacità di visione a distanza e della visione temporale. Naturalmente eravamo interessati anche alle apparecchiature che avrebbero potuto rendere possibile osservare e registrare eventi di luoghi lontani nel tempo e nello spazio. In questo contesto, mi ero anche documentato sulle ricerche molto particolari di Giuseppe Calligaris (13). Il Prof. Calligaris aveva scoperto che, sollecitando alcuni precisi punti del corpo umano, si potevano rivivere non solo eventi del passato personale, ma anche eventi storici non direttamente riconducibili alle esperienze personali. Fra i ricercatori, in questo campo di frontiera, ero venuto a conoscenza delle ricerche di Padre Pellegrino Ernetti. Il monaco benedettino, nei decenni trascorsi, era stato trascinato al pesante onore della cronaca perché ritenuto ideatore e costruttore, con altri scienziati, di un apparecchio che sarebbe stato in grado di osservare e registrare eventi del passato. Feci ricerche su di lui per poterlo incontrare. Seppi che, essendo monaco Benedettino, viveva presso il monastero benedettino dell'isola di San Giorgio maggiore a Venezia, dove era morto nell'aprile del 1994. Nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, era stato anche insegnante di Prepolifonia, unica cattedra in Italia istituita nel 1955, presso il conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. Coinvolgendo due amici trovai il modo di recarmi con loro a Venezia con l’obiettivo di parlare con qualche suo confratello nel monastero. Era, infatti, mia intenzione sapere se esistessero, sulla questione della macchina del tempo poi chiamata cronovisore, documenti o appunti di cui si fosse potuto prendere visione. Ci accompagnò al Monastero una giornalista del Gazzettino di Venezia che conosceva bene Padre Ernetti e ne aveva una grande stima; ma non sapeva nulla sulle ricerche scientifiche del Padre benedettino riguardanti la macchina del tempo. Giunti al Monastero, fummo accolti, con molta disponibilità, da un confratello di Padre Ernetti. Il Padre benedettino ci condusse in quello che ci presentò come lo studio dello stesso Padre Ernetti, dove conversammo a lungo. Lo studio di padre Ernetti si trovava vicino alla porta d'entrata del Convento, ritengo, a causa della sua attività pubblica prima e di esorcista poi. Il Padre benedettino mise delicatamente in dubbio che questo gran chiasso, intorno a Padre Ernetti potesse, alla fine, avere un fondo di verità. Com'era nel programma, chiedemmo di avere maggiori informazioni sull'argomento e di prendere visione di documenti scientifici lasciati da Padre Ernetti sulla sua macchina del tempo, ormai mondialmente famosa. Il Padre rispose che non poteva esserci d'aiuto perché presso il monastero non esistevano incartamenti sulle "ipotetiche" ricerche di Padre Ernetti. D'altra parte, capimmo che non eravamo i soli ad aver varcato la soglia del Convento attratti da queste notizie. Esposi quanto avevo letto su un'intervista rilasciata da Padre Ernetti alla Domenica del Corriere, pubblicata il 2 maggio 1972, di cui mi ero procurato una copia. Il Padre negò che quanto apparso su quell'articolo potesse avere un qualunque concreto riscontro scientifico. E così, consapevoli del “giro” a vuoto, ci accomiatammo. Ma cosa diceva quest'articolo pubblicato nel 1972 per scatenare l'interesse generale, oltre che il nostro, a quasi trent’anni di distanza. Diceva, attraverso un non nominato signor X, che la macchina inventata da padre Ernetti, insieme ad un gruppo di 12 fisici, sarebbe stata in grado di fotografare il volto di Cristo mentre era ancora vivo sulla croce. Non solo ma, creando il massimo di rimbombo giornalistico, presentava un'immagine di Cristo, in molti punti combaciante, si dichiarava, con la Sacra Sindone. Un'immagine che il Signor X, e non Padre Ernetti, dichiarava proveniente da questa macchina del tempo che dunque esisteva e funzionava. Ma com'era fatta questa macchina, come funzionava e con quali principi? Dalla lettura dell'intervista della Domenica del Corriere n. 18 del 2 maggio 1972, che chi vuole può leggersi integralmente fra i documenti presenti in appendice (1), estraggo le seguenti risposte direttamente provenienti da Padre Ernetti: - la macchina è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini. - la procedura di funzionamento della macchina è la stessa utilizzata dagli astronomi che, calcolando gli anni-luce, riescono a ricostruire l'aspetto di una stella spentasi da migliaia di anni. - il sistema di funzionamento si basa sul principio di fisica, comunemente accettato, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti intorno alla terra; quindi possono essere ricostruite, come ogni energia, in quanto esse sono energia. - il suono e la luce sono energie - la luce può trasformarsi in suono e viceversa. - Il suono, una volta emesso, inizia un processo di disgregazione in altri tipi di onde sonore che l'orecchio umano non è in grado di udire. - Dal suono disgregato si può tornare al suono originario, così come dalla materia disgregata si può ricostruire la sua forma originaria, secondo i principi della teoria atomica. Tutto parte dallo studio dei suoni attraverso l'analisi dell'oscillografia elettronica. Ogni essere umano lascia dietro di sé una doppia scia, una sonora e una visiva, esse sono uniche, come sono uniche le impronte digitali. Nell'intervista si parla anche della registrazione originale, con la macchina del tempo, di un'antica opera teatrale attribuita a Quinto Ennio dal titolo "il Thyeste" che fu rappresentata nel 169 a.c. presso il tempio di Apollo, che si trovava fra il Foro e il Circo Flaminio. In questo modo l'intera opera venne ricostruita. Tutte queste dichiarazioni sono attribuite, dal Giornalista Vincenzo Maddaloni, sempre al Signor X e non a Padre Ernetti che, sia pure sollecitato, non risponde. Inoltre, Padre Ernetti, nell'intervista, considera la sua invenzione pericolosa perché potrebbe mettere in pericolo la libertà di parola, di azione e di pensiero. Infatti, dichiara che, con la sua macchina, si può captare anche il pensiero, essendo il pensiero stesso un'emissione di energia. Sarebbe quindi possibile, e questo viene considerato pericolosissimo, conoscere sia il pensiero del vicino di casa che il pensiero di un avversario. Padre Ernetti, però, precisa che i suoi studi non hanno nulla a che vedere con la parapsicologia o con la metapsichica e, tanto meno, possono essere equiparati con gli studi che cercano di dare una spiegazione a tutto ciò che è voce, suoni o figure provenienti dall’aldilà. Nel primo capitolo del libro di Padre Brune intitolato “Papà aiutami” Padre Ernetti racconta delle prime esperienze registrate nel laboratorio fisica sperimentale di Padre Gemelli, presso l’Università Cattolica di Milano, riguardanti le voci provenienti dal cosiddetto aldilà, ma anche della costruzione del cronovisore. Padre Gemelli aveva l’abitudine di fronte a qualche difficoltà di dire “Ah! Papà aiutami”. Un giorno, era il 17 settembre 1952, dopo l’ennesima esclamazione di Padre gemelli, sul magnetofono si registrò la voce del papà di Padre Gemelli che diceva: “Ma certo che ti aiuto, io sono sempre con te”. Il primo istinto di Padre Gemelli fu di spegnere l’apparecchio ma Padre Ernetti lo convinse a riaccenderlo per verificare quanto avevano ascoltato. Riudirono la voce che Padre Gemelli riconosceva come quella di suo padre che aggiungeva: “Ma si, zuccone, non vedi che sono proprio io?”. Il termine “Zuccone” era proprio il termine usato dal padre di Gemelli mentre era in vita nel rivolgersi in alcune occasioni al figlio ancora bambino. Da questo episodio Padre Gemelli, che era anche specialista in fisica quantica, iniziò, con Padre Ernetti, una serie di ricerche nel campo della fisica applicata per andare a fondo delle possibilità che si aprivano. Occorre anche tenere presente che Padre Gemelli era, in quegli anni, presidente dell’accademia scientifica pontificia. Incarico che Padre Gemelli utilizzò per ottenere, insieme a Padre Ernetti, un'udienza riservata con Pio XII il quale spinse i due a studiare accuratamente la questione. Padre Ernetti, utilizzando la sua cattedra presso il conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, inizia a lavorare sul progetto del visore temporale, avvalendosi della collaborazione di una dozzina di scienziati fra cui Fermi e Werner Von Braun. Il visore viene, alla fine, messo a punto e appaiono le immagini ed i suoni dell’evento del passato al centro di un piccolo spazio; appaiono in bianco e nero e come ologrammi, tridimensionali. Tutte le esperienze vengono filmate. Attraverso un regolatore di onde, per tentativi, si cercava di prendere contatto con le onde specifiche del personaggio su cui si voleva sviluppare la ricerca. Mussolini, Napoleone, Cicerone. I mercati di Traiano a Roma, (Probabilmente questa macchina, se esistente, veniva portata sul posto dove doveva richiamare l’evento del passato, nota mia) Naturalmente, essendo prete, Padre Pellegrino vuole rivedere la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Tutto viene filmato. Siamo negli anni '50. Ma torniamo al 1972. Dopo qualche tempo, sulla fotografia del Cristo, pubblicata dalla Domenica del Corriere, nasce una feroce polemica. La polemica è innescata nel n. 17 del Giornale dei Misteri. In questo numero, nella rubrica di corrispondenza curata da Sergio Conti, viene pubblicata una lettera di un lettore del GdM che accusa Padre Ernetti di mistificazione. In questa lettera, che trovate in appendice (2), un lettore di Roma scrive una lettera aperta a Padre Ernetti. Questo lettore afferma che il volto di Cristo apparso sulla Domenica del Corriere, e ripreso dal Giornale dei Misteri nr. 16, è lo stesso volto del Crocifisso ligneo, opera dell'artista Cullot Valera, venerato nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza (Todi). Alla lettera è allegata una copia del santino in cui appare il volto del crocefisso ligneo. A fianco del santino è pubblicata, dal GdM, una copia invertita e schiarita dell’immagine del Cristo apparsa sulla Domenica del Corriere (1). Sergio Conti, nel suo commento, afferma, per certo, che la foto pubblicata dalla Domenica del Corriere sia stata consegnata dallo stesso Padre Ernetti al giornalista curatore dell’articolo. Mentre noi sappiamo, dai documenti che abbiamo, che non è vero. O Sergio Conti si è inventata la circostanza, oppure ha ricevuto questa informazione, non vera, direttamente o indirettamente da Vincenzo Maddaloni. Padre Ernetti non interviene nella polemica. I suoi estimatori fanno capire che è stato ridotto al silenzio dai suoi superiori, su pressione dalle autorità ecclesiastiche vaticane. Sulla rivista Arcani n. 25 del giugno 1974 appare un articolo di Teresa Pavese. E’ un articolo-intervista dal titolo “Cronovisore - la materia racconta” nel quale viene presentata la ricerca di Don Luigi Borello nel campo della fisica neutrinica. (3) L’articolo si propone di rendere note le ricerche di Don Luigi Borello. Ricerche, anche quelle di Don Borello, tendenti a recuperare e rendere visibili e udibili gli eventi del passato. Nello stesso articolo viene comunicato che lo stesso Don Borello sta preparando un libro sui risultati delle sue ricerche. Sempre nel 1974, sul n. 24 della rivista Arcani, Don Luigi Borello, che vi tiene una rubrica nella sua qualità di sacerdote, sollecitato da un lettore, ci tiene a rimarcare la differenza tra la sua ricerca e quella di Padre Ernetti (4). Padre Ernetti ritiene di poter pescare gli eventi intorno alla terra, Don Borello ritiene invece che gli eventi si fissino sulla materia. Don Borello, in un'altra risposta, pubblicata nel numero con il quale cessa di tenere la rubrica per la rivista Arcani (5), sintetizza gli elementi teorici della sua ricerca nel campo della "cronovisione". Egli dichiara di basare le sue teorie su quelle di Renato Palmieri sulla fisica del campo antigravitazionale. Le teorie di Palmieri tendono ad inquadrare tutti i fenomeni dell'universo fisico in una precisa "geometria di campo". Cosa possibile solo se esiste un "plenum continuum" alternativo alla teoria dello spazio vuoto; che è, invece, una teoria che accomuna molti dei moderni cosmologi. Personalmente non trovo contraddizione fra l’ipotesi Ernetti e l’ipotesi Borello: l’energia risultante degli eventi spazio-temporali del passato può trovarsi accumulata nella materia, attorno alla quale si sono svolti gli eventi stessi, oppure, la stessa energia risultante può avvolgersi attorno alla terra in movimento. Ma questa è altra cosa dalla possibilità di ogni singolo essere vivente di collegarsi con gli eventi che si svolgono nel presente, nel passato, nel futuro. Passano diversi anni. Sulla cronovisione, nonostante le speranze accese con l'articolo del 1972 sulla Domenica del Corriere, non ci sono più notizie. Otto anni dopo, sul Giornale dei Misteri n. 114 del 1980 (6), lo stesso giornalista Sergio Conti che cura la rubrica di corrispondenza dal titolo "I lettori ci scrivono", entra in dura polemica con un difensore di Padre Ernetti: il signor Annunziato Gandi. Il titolo dell’articolo è: “Padre Ernetti e la cronovisione”. Il Signor Gandi è Presidente della Fondazione Giorgio Gandi Museo del Grammophon del Disco e delle voci celebri, ex Oratorio Della Fava che si trova a Venezia (dal 1991 il museo è stato chiuso), Il Gandi scrive una lettera dal titolo "Perché il Padre Pellegrino Ernetti non ha partecipato al Congresso di Fermo (ottobre 1979). In questa lettera, il Signor Annunziato Gandi cerca di spiegare la mancata presenza di Padre Ernetti, suo amico carissimo, al Congresso di Fermo. Il Gandi afferma che l’organizzazione del congresso di Fermo era più opera sua che del Conte Mancini. Il Gandi afferma che fu appunto lui a convincere Padre Ernetti a partecipare al congresso di Fermo. In questa lettera, si aggiunge che Padre Ernetti è il depositario delle idee segrete di Marconi, di Severi e di padre Gemelli, di cui fu allievo e collaboratore. Fu con Padre Gemelli che si verificò, il 17 settembre 1952, la registrazione di voci dall'aldilà (la voce del papà defunto di Padre Gemelli, nota mia). Nella sua lettera aggiunge la seguente nota: P.S. - P. Pellegrino non fa alcun mistero dei suoi segreti: ne ha dato pubblicamente delle prove, ultima è stata la conferenza del 17 febbraio u.s. nell’aula magna dell’Università di S. Tommaso a Roma ove parlò sul tema «Nessuno muore» presenti fisici e scienziati (cito anche un amico di Mancini, il Prof. Marasca), nella quale egli svelò chiaramente il principio di fisica sia per le Voci dell’aldilà sia per la «cronovisione». (Del Prof. Giuseppe Marasca insegnante di letteratura presso il collegio Amedeo d’Aosta di Jesi, parla anche Padre Brune nel capitolo “Quinto Ennio ritorna sulla scena”). Sergio Conti, nella sua risposta, mette in discussione che siano state presentate delle prove sulla possibilità di registrare immagini dal passato, (il ritorno nei mass media sarebbe stato immediato). Come può Padre Ernetti - chiede Conti - per partecipare ad un congresso di Parapsicologia, pretendere che non vi fossero parapsicologi, ("Dica un po', signor Gandi, cosa penserebbe se ad un congresso di biologia si escludesse la partecipazione dei biologi?") Il Conti fa anche riferimento alla foto del Cristo apparsa sulla Domenica del Corriere, ecco testualmente cosa scrisse: “Io personalmente non conosco Padre Ernetti, perciò non posso permettermi alcun giudizio sulla sua persona, ma sui fatti posso esprimere un’opinione. Fino a questo momento su questa sua «macchina che fotografa il passato» abbiamo soltanto una gran quantità di "si dice", ma prove concrete nessuna. L’unico fatto ufficialmente divulgato dalla stampa e da lui avallato come prova concreta, risultò essere un colossale falso. Mi riferisco all’immagine del volto di Cristo che Padre Ernetti consegnò ai giornalisti dichiarando di averla ottenuta con la sua "macchina". Tale foto all’esame non risultò essere altro che la riproduzione, rovesciata, di un’immagine sacra che viene venduta a cento lire nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, vicino a Todi (Perugia), riproducente una scultura lignea di Cullot Valera, che si trova appunto in quel Santuario (ne demmo precisa e documentata relazione sul n. 17 del G.d.M., invitando il Padre a chiarirci la cosa. Non avemmo alcun cenno da parte dell’interessato).” Sergio Conti dichiara che lo stesso Padre Ernetti avrebbe consegnato ai giornalisti l’immagine del Cristo, proponendola come proveniente dal cronovisore. Questa circostanza, ad onor del vero, non corrisponde a verità. E la presenza alla conferenza del Professor Giuseppe Marasca?: "... pur essendo un vivo sostenitore di Padre Pellegrino Ernetti, mi ha dichiarato più volte che anche lui non ha mai veduto il misterioso apparecchio cronovisivo." Conti incalza ancora il Gandi, rilevando che oltre i "si dice" non siano mai state prodotte prove concrete sull'esistenza del cronovisore: "Lei lo ha visto, signor Gandi? Lo ha visto funzionare?". Di questa polemica fa menzione anche Padre Brune nel suo libro, nei capitoli: “colpo di teatro” e “chi è veramente Padre Ernetti”. Quanto al prof. Giuseppe Marasca Padre Brune rivela, sempre nel capitolo “Quinto Ennio ritorna sulla scena”, che fu lui stesso a chiedere a Padre Ernetti e al suo gruppo di lavoro di ritrovare il testo del Thyestes. Padre Ernetti gli fece avere il testo e la musica. Passano ancora nove anni. Nel 1989, Don Luigi Borello pubblica il suo libro, da anni annunciato, dal titolo "Le pietre raccontano". Nell'introduzione (7) Teresa Pavesi attacca duramente Padre Ernetti chiamandolo "sedicente inventore". Lo stesso Don Borello a pag. 83 del libro definisce la notizia della costruzione della macchina del tempo "un'idea peregrina". (8) Naturalmente la risposta di Padre Ernetti non si fa attendere. Infatti, in una lettera scritta nel novembre 1990, quattro anni prima della sua morte, il religioso ribadisce le sue lontane affermazioni con termini inequivocabili. "La macchina del tempo è una verità sacrosanta", scrive. a Don Borello, il quale parla della lettera, ricevuta da Padre Ernetti, in un'intervista rilasciata al settimanale “Chi” (9). In quella lettera, Padre Ernetti entra nel merito della questione dell'immagine del Cristo, per il quale era stato accusato di mistificazione, scrivendo: "Il nostro Cristo fu captato nel 1953, mentre quello di Collevalenza venne realizzato circa sei anni dopo; e quando madre Speranza lo vide nella nostra foto, fece salti di gioia, perché corrispondeva a quello della sua visione: questi sono fatti storici". Anche di questo episodio parla Padre Brune nel Capitolo: “Un confratello non proprio fratello”. Ma sulla questione dell’immagine del Cristo, che tanta denigrazione aveva attirato verso Padre Ernetti, Padre Brune ha qualcosa da dire nel suo libro, precisamente nel capitolo “Padre Ernetti si spiega”. In questo capitolo Padre Francois ricorda come un giorno, essendo di passaggio a Venezia, andò a trovare Padre Pellegrino e, senza mezzi termini, a costo di sembrare duro e scortese, gli chiese cosa avesse da dire su questa dura campagna di stampa che gli attribuiva la diffusione di una falsa immagine del Cristo. Ecco di seguito la risposta di Padre Pellegrino: “Padre Ernetti spiega a Padre Brune che il crocefisso in questione è l'opera di uno scultore spagnolo e che era stato realizzato secondo le indicazioni di una religiosa anche lei Spagnola. Questa religiosa, Madre Speranza, aveva delle esperienze mistiche. Era una stigmatizzata e, come la maggior parte delle stigmatizzate, non solo riviveva i principali episodi della passione di Cristo, ma aveva, nello stesso tempo, delle visioni. Esisteva, come sempre, lo stesso problema e cioè che queste visioni di differenti mistici non coincidevano mai completamente fra loro. Questa mistica venne ad abitare in Italia, a Collevalenza, e Padre Ernetti l'aveva conosciuta molto bene e l’aveva seguita fino alla sua morte. E', evidentemente, l'immagine del crocifisso realizzato dopo le sue visioni che La Domenica del Corriere e altre riviste avevano pubblicato, ma quell’immagine non proveniva dal cronovisore." "Del resto, con il cronovisore - mi spiega Padre Ernetti - abbiamo anche il movimento, che abbiamo filmato. Quello che è vero, piuttosto, è che la rassomiglianza fra l’immagine che noi abbiamo visto e la scultura di Cullot Valera è stupefacente. Ma allora perché questo silenzio? Perché non avete risposto su questo argomento a tutti coloro che vi chiedevano spiegazioni? Il fatto è che non sono libero. Ho già parlato troppo. Ho avuto l'impedimento assoluto da parte dei miei superiori di dare nuove spiegazioni, di rispondere alle accuse, di riaffermare la realtà del cronovisore e dei risultati raggiunti. Non posso neppure dire che sono i miei superiori che mi impediscono di parlare; perché, allora, la pressione dei giornalisti o dei servizi segreti stranieri si sarebbe esercitata su di loro. Io li avrei messi in pericolo. In un certo senso, le accuse mosse contro di me le ritenevano utili. Poiché non potevo rispondere, il discredito scoraggiava poco a poco tutti i curiosi. Ed era precisamente quello che volevano, dopo la decisione di smontare l'apparecchio e di mantenere il segreto.”
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